Salone d’onore

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Entrati nell’appartamento nobile il primo ambiente che si incontra è il salone d’onore, chiuso in alto da una volta a padiglione poggiante su cornicione e decorata da specchiature mistilinee che un tempo, verosimilmente, dovevano contenere pitture murali.
Protagonista del salone è un imponente e splendido camino, frutto di due momenti creativi distanti tre decenni l’uno dall’altro.
La parte più antica del camino è l’alzata di forma trapezoidale in stucco, datata 1571 e attribuibile al già menzionato Federico Brandani. L’elemento decorativo si dimostra costituito, alla base, da due putti seduti a cavalcioni su cornucopie traboccanti di frutti, sopra i quali un uomo e una donna sorreggono un dossale con rappresentata in bassorilievo la Fucina di Vulcano. Corona il tutto un ovato recante l’impresa araldica di una gru o di uno struzzo che tiene nel becco un serpente, sormontata da una coppa traboccante di fiori e stretta tra due aquile, di cui una accompagnata da rami di rovere (in omaggio ai Della Rovere duchi di Urbino), l’altra da un ramo con pomi.
La parte inferiore del camino, invece, è firmata e datata in basso a sinistra “Elpidio Finale da Cagli 1600”. L’opera appartiene dunque al celebre scalpellino cagliese Elpidio Finale, deceduto nel 1626 e componente di una famiglia di artisti che rese famosa la città di Cagli nel settore della lavorazione della pietra. Parliamo di un manufatto riccamente ornato, sia con motivi decorativi geometrici e fitomorfici, sia con particolari carichi di contenuti simbolici, quali figure fantastiche; figure probabilmente della Pace e della Giustizia; aquile imperiali poste tra rami di rovere o su un candelabro nell’atto di nutrire con uva, simbolo di vita, volatili identificabili in colombe. Nell’architrave compare poi un fregio con putti sorreggenti festoni di frutta e ortaggi, al centro del quale è lo stemma dei Castracane, apparentemente elaborato insieme al resto. Proprio tale stemma, una realizzazione avvenuta nel 1600 e il passaggio di Palazzo Tiranni alla famiglia Castracane nel 1646, inducono a ipotizzare che il camino sia stato qui trasferito da un’altra residenza Castracane.
Accompagnano il camino tre cornici di porta con trabeazione poggiante su mensole, di cui una decorata con fregio a triglifi intervallato da bucrani, maschere e scudo araldico senza insegna, le altre due con fregio a triglifi intervallato da motivi a rosetta e scudo araldico sempre senza insegna.
Due di queste porte immettono in altrettante filate di stanze che, scalandosi nel verso della facciata, costituiscono gli ambienti di rappresentanza e privati di chi è risieduto in palazzo Tiranni Castracane. Analizzandolo nella sua interezza parliamo di un piano nobile strutturato in modo altamente funzionale e, lo approfondiremo a breve, concepito come spazio di vita dedicato a Felice Tiranni. Seppur non è conosciuto il nome del progettista, è comunque possibile puntare l’attenzione sul celebre Girolamo Genga, il protagonista di rinomate fabbriche ducali roveresche, tra cui la Villa Imperiale nuova di Pesaro, eletta tra i capolavori dell’architettura cinquecentesca. Girolamo Genga d’altronde, insieme a suo figlio Bartolomeo, lavorò per Felice Tiranni in altri contesti.