Stanza delle arti

Premere play per ascoltare questa pagina

 

Da questa stanza in poi si incontreranno ambienti di grande forza evocativa, che, a motivo di gusti modificatisi nel corso degli anni o di risarcimenti collegabili anche a danni di natura sismica, sono stati ampiamente trasformati nella decorazione rispetto a quella cinquecentesca. Spostarsi di stanza in stanza consentirà di assaporare scelte estetiche scalatesi in un periodo che va dal Cinquecento ai primi decenni del Novecento.
Nello specifico ambiente in cui ci troviamo ora, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, le pareti e il soffitto hanno trovato rigenerazione attraverso un’essenziale decorazione composta soprattutto da linee rosse e azzurre, sulla falsariga di soluzioni sfruttate in epoca romana, anche con la finalità di risaltare le forme architettoniche.
Una vernice celeste, probabilmente nella prima metà del Novecento, ha poi completamente coperto le pareti, da cui comunque emergono brani della decorazione occultata. Il soffitto si è invece mantenuto integro, lasciando liberi ornamenti che portano a nominare questo ambiente la stanza delle arti. All’interno di specchiature romboidali trovano infatti collocazione i simboli di quattro delle arti liberali o belle arti: la Pittura con tavolozza dei colori, pennello, compasso, riga, squadra e un rotolo di disegni; la Poesia con calamaio e pennino, una candela allusiva alla notte che rappresenta il momento massimo di confronto tra il poeta e l’infinito, testi a stampa e un rotolo con sopra riportato un nome, “Gianni”, riconducibile a quello del poeta due-trecentesco Lapo Gianni; la Musica con cetra, strumenti musicali a fiato e spartiti; l’Architettura con archipendolo antenato dell’odierna livella, squadra, compasso, martello, scalpelli, un rotolo di disegni architettonici e il Trattato di architettura dell’architetto cinquecentesco Jacopo Barozzi da Vignola.