Studiolo di Felice Tiranni

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Quello che ha tutte le carte in regola per essere identificato nello Studiolo di Felice Tiranni è il gioiello di palazzo Tiranni Castracane. Se parlassimo in termini di architettura antropomorfa tanto in voga nel Cinquecento, quando il presunto studiolo fu allestito, potremo classificare tale ambiente, incastonato tra due stanze nel lato opposto a quello del salone, in testa di un corpo architettonico modellato sulle esigenze di Felice Tiranni. Nel medesimo studiolo, come usavano fare i signori laici e religiosi dell’epoca nell’ambito delle proprie residenze, il vescovo si ritirava per dedicarsi innanzitutto alla contemplazione.
Protagonista assoluto della decorazione plastica dell’ambiente è l’artista urbinate Federico Brandani, il quale, secondo le fonti locali, dovette lavorarvi nel 1555 circa, pochi anni dopo l’elezione di Felice Tiranni a vescovo. Brandani, nato nel 1520 e deceduto nel 1575, primeggiò nella decorazione a stucco di epoca manierista. Fu uno degli artisti di spicco operanti nell’ex Ducato di Urbino, chiamato ad operare per i suoi meriti fino in Piemonte. Poco prima di dedicarsi all’impresa cagliese lavorò per conto di papa Paolo III nella romana villa Giulia.
A Brandani appartengono le due ricche cornici di porta presenti nella stanza. Queste si contraddistinguono per un architrave a “giogo” da cui penzolano alle estremità mazzi di frutta e ortaggi, mentre in cima sono posti medaglioni raffiguranti in un caso l’allegoria della Carità (con i tre bambini), nell’altro l’allegoria dell’Abbondanza, senza dimenticare motivi decorativi a ovuli lanceolati, a baccellatura, a fusarole e perline, nonché le lettere “F”, “E” e “V” da sciogliere in “Felice Episcopus Urbinum”, ovvero Felice vescovo di Urbino.
Il plasticatore deflagra poi nel sontuoso soffitto. Al centro di quello che è un articolato album decorativo, di vibrante qualità, compare la Vittoria alata coronata da una ghirlanda di rovere e da tre stelle, quest’ultimi due elementi allusivi, rispettivamente, ai duchi Della Rovere e all’insegna araldica dei Tiranni. Tutto intorno si dispiega un’incorniciatura abitata da putti, angeli, giovani ignudi e, nel contempo, arricchita da motivi decorativi a ovuli lanceolati, a rosetta, a perle, a baccellatura, a fusarole e perline; da festoni di fiori e frutta; ma anche da rami di rovere. Nelle partiture, a loro volta, trovano posto episodi figurativi, tra cui due grandi scene di trionfi, cammei d’intonazione classicheggiante dedicati alle quattro stagioni e scene mitologiche.
Una complessa decorazione pittorica murale, rappresentante una cornice mistilinea a motivi accartocciati e, forse, coeva agli stucchi, è distribuita invece nella strombatura della finestra.